" dopo 32 anni di pratica clinica nell'ambito della neuro-psicologia e della neuro-riabilitazione, posso dire che ho imparato molto di più dagli insuccessi, dai pazienti che non ho potuto aiutare, rispetto a tutti quelli ai quali ho contribuito a dare gioia e una buona salute. Ho avuto il privilegio e la fatica di lavorare con pazienti "cronici" ed ho per molti di loro rappresentato l'ultima spiaggia. Tutti sono arrivati per passa parola e con enormi aspettative, non sapevano se fossi un clinico, un riabilitatore, o quale altro strano tipo di dottore. Chi soffre, si sa, usa il cervello intuitivo ben più di quello razionale. Ed io a spiegare loro che non si dovrebbe andare da uno specialista solo perché ha funzionato ad altri, che non siamo tutti uguali. Che i bravi dottori - medici o psicologi che siano - sanno riconoscere la grande differenza tra cose che si possono cambiare e quelle che non si possono cambiare, e che nel secondo caso aiutano a tollerare l'incertezza che è parte del gioco della vita. Un dottore è un occasionale compagno di viaggio che aiuta il corpo e la mente ad avere nuovi e positivi adattamenti, a funzionare bene nei vari contesti o situazioni della vita.
Tuttavia ogni paziente deve ricordare che la salute non è solo un "dono", ma un "preciso dovere" verso se stessi e verso i propri cari, che richiede impegno e lavoro interiore.
Ho trattato pazienti con patologie cognitive e disordini funzionali di ogni tipo, e con accurati protocolli clinici la gran parte di loro ha avuto importanti e durevoli benefici. Ho trattato clienti con semplici disagi esistenziali o alla ricerca di metodi e strumenti per realizzare piccoli grandi sogni, accompagnandoli nel loro percorso di crescita personale e professionale. Ho trattato atleti professionisti per renderli performanti e vincenti. Ma ho anche trattato con interventi mirati di tipo cognitivo e funzionale pazienti con patologie degenerative incurabili, come la SLA, sapendo di accompagnarli in un cammino ormai segnato e senza speranza, mi sono sentito impotente e non mi ha sollevato affatto l'aver dato loro maggiore resilienza o allungato il tempo e i momenti con i quali queste persone sono rimaste presenti mentalmente ed emotivamente a loro stesse e ai loro cari . Non hanno potuto scegliere, non hanno avuto la possibilità di riprendere la vita nelle loro mani. Eppure è stato proprio da loro, dalla loro parte profonda attaccata alla vita nonostante l'inaccettabile evidenza, che ho imparato che ogni persona è - e deve essere educata ad essere - il vero ed unico architetto della propria mente, ed anche della propria salute.
Devo ai miei pazienti e particolarmente a quelli gravi, ai loro pensieri, ai loro sentimenti e ai loro comportamenti, lo sviluppo dei modelli della TNF e del Changing Mind che oggi stanno aiutando tante persone a recuperare una buona salute e migliorare la qualità dela propria vita. Il nostro stato esteriore, così come il nostro stato di salute, rispecchia ampiamente la nostra matrice o stato interiore, e come clinico, coach e docente, sento il dovere di fornire a pazienti, studenti e colleghi, non solo degli ottimi protocolli terapeutici, ma anche tutti gli strumenti necessari a guidare e cambiare la propria mente e la propria salute per aggiungere alla loro vita il bene prezioso della vita" (Dott. Umberto Zerbini)